Interior Design project
C’è un filo che attraversa questo appartamento torinese, nel cuore di San Salvario, e non è solo una sequenza di stanze, ma un racconto fatto di passaggi e sfumature. Già dall’ingresso, la casa dichiara la sua doppia natura: lo studio di psicologia della proprietaria introduce uno spazio di ascolto e attenzione, dove il privato si apre, per un momento, al mondo esterno. Il corridoio che segue diventa allora una zona filtro — separa e collega, protegge l’intimità senza mai chiuderla del tutto.
La boiserie verde e la carta da parati dalle geometrie scomposte costruiscono un invito alla deviazione, come un sentiero che non mostra subito dove conduce. A metà strada, un luogo intermedio si affaccia con discrezione: è la zona musica, con il soffitto terracotta che abbassa la voce e crea una pausa. Un piccolo teatro sospeso, dove il suono abita lo spazio prima ancora dell’arredo, e prepara al cuore domestico.
La cucina, infatti, si rivela come una struttura visiva: le piastrelle sfaccettate rompono il piano della parete, trasformandolo in una superficie quasi sonora, mentre il legno e il verde tenue del bancone restituiscono una calma materica, da vivere con lentezza.
Nel living, la libreria senape sale verso l’alto e diventa architettura. Il colore si allunga fino al soffitto e accompagna, con una coerenza affettiva più che logica, le scale che portano alla zona notte. Anche qui, la divisione non è netta ma narrativa: ogni soglia è un cambio di registro, mai un’interruzione.
La camera, infine, è la sintesi gentile di tutto questo: un letto che galleggia tra geometrie astratte e volumi su misura, mentre il pavimento in legno raccoglie e riunisce ogni variazione in un’unica, intima armonia.
Un progetto che si lascia guidare da un’idea di casa come racconto stratificato — tra superfici, funzioni e silenzi.
Interior Design project
C’è un filo che attraversa questo appartamento torinese, nel cuore di San Salvario, e non è solo una sequenza di stanze, ma un racconto fatto di passaggi e sfumature. Già dall’ingresso, la casa dichiara la sua doppia natura: lo studio di psicologia della proprietaria introduce uno spazio di ascolto e attenzione, dove il privato si apre, per un momento, al mondo esterno. Il corridoio che segue diventa allora una zona filtro — separa e collega, protegge l’intimità senza mai chiuderla del tutto.
La boiserie verde e la carta da parati dalle geometrie scomposte costruiscono un invito alla deviazione, come un sentiero che non mostra subito dove conduce. A metà strada, un luogo intermedio si affaccia con discrezione: è la zona musica, con il soffitto terracotta che abbassa la voce e crea una pausa. Un piccolo teatro sospeso, dove il suono abita lo spazio prima ancora dell’arredo, e prepara al cuore domestico.
La cucina, infatti, si rivela come una struttura visiva: le piastrelle sfaccettate rompono il piano della parete, trasformandolo in una superficie quasi sonora, mentre il legno e il verde tenue del bancone restituiscono una calma materica, da vivere con lentezza.
Nel living, la libreria senape sale verso l’alto e diventa architettura. Il colore si allunga fino al soffitto e accompagna, con una coerenza affettiva più che logica, le scale che portano alla zona notte. Anche qui, la divisione non è netta ma narrativa: ogni soglia è un cambio di registro, mai un’interruzione.
La camera, infine, è la sintesi gentile di tutto questo: un letto che galleggia tra geometrie astratte e volumi su misura, mentre il pavimento in legno raccoglie e riunisce ogni variazione in un’unica, intima armonia.
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